venerdì 22 giugno 2012

Campo di concentramento di Auschwitz

campo di concentramento di Auschwitz
Difficile descrivere la mia visita al Campo di concentramento di Auschwitz a parole. Si muove tutto dentro, ma posso provare a farlo con distacco e a rendere il passaggio il più razionale possibile.
Auschwitz è il nome tedesco di Oswiecim, che si trova a pochi chilometri da Cracovia. Io sono andata in auto ma molte sono le possibilità di bus per arrivarci, oltre che i viaggi le visite organizzate dai principali tour operator in zona. Per i viaggi in aereo lo scalo è quello di Cracovia. Il parcheggio è gratuito ed enorme, arrivarci sembra di entrare in un grande camping.
Ad Auschwitz bisogna fare tappa se ci si reca in Polonia, e sconfiggere la paura. Là non esiste, tutto è fermo, come se non fosse mai esistito.



Sono stata in agosto, quindi il campo era affollatissimo. L'ingresso ricorda più quello di un cinema, gli spazi sono ampi, una grandissima confusione, zone per il cambio dei soldi (qui si paga solo in zloty), i bagni sottostanti, la cassa per i video e gli audio, la cassa per i vari biglietti, la fila per aspettare la propria guida in lingua, l'ammasso di turisti. Non sembra proprio un luogo di morte insomma, più un grande mercato. La gente parla forte, i ragazzi ridono, le guide alzano i loro ombrelli e milioni di radioline all'orecchio.

Prendiamo anche noi la nostra guida in italiano e ve lo consiglio, perché vi darà aneddoti speciali. Potrete scegliere il tipo di visita, se solitaria, breve (circa 3 ore) o più dettagliata (circa 8 ore). Io ho scelto quella di mezzo, con radioline alle orecchie e guida molto simpatica. Vi consiglio però di tenervi una giornata intera e, dopo la vostra visita guidata, di soffermarvi ancora un po' per assaporare l'atmosfera. Non si deve avere paura o angoscia, una volta che si è là, è molto meno triste di ciò che sembri. Io ero distrutta dalle info che avevo preso a casa, stavo pensando di non andarci più, invece poi là tutto cambia...

Il campo di Auschwitz è enorme e si divide in Auschwitz I e Auschwitz II. Auschwitz II sarebbe Birkenau, a pochi chilometri dall'I, alla fine della visita ad Auschwitz vi porteranno con un pulmino ma per questo verrà dedicato davvero poco tempo (ed è un peccato).

il campo e i blocchi

La nostra guida, una signora anziana, ci ha cominciato a raccontare la storia del campo e tante cose che già si possono sapere prima di partire. In una giornata fresca di pioggia siamo tutti italiani, alcuni scherzano, alcuni fanno i simpatici, alcuni mangiano gomme da masticare e tutti fanno fotografie a palla. Anche io. Sembra un luogo fuori dal tempo, un mondo sperduto dei film di una volta, il cielo grigio, i mattoni rossi, gli ombrelli aperti, il lavoro che nobilita l'uomo.

il lavoro rende liberi

Oltre l'insegna si apre una grande zona con sassolini a terra e colori brillanti: i blocchi. Non tutti sono visitabili e con la guida farete soltanto i più importanti (anche per questo vi conviene rimanere dopo). Alcuni, come il blocco 18 o blocco della morte, sono affollatissimi e sarà davvero impossibile soffermarsi un po' di più tra le varie stanze. Alcuni blocchi sono strettamente informativi, presentano solo fotografie od oggetti. Alcuni sono gli ex uffici della Gestapo, con mobili e brande, bagni e archivi in ottime condizioni. Entrare in quella sala in cui ci sono tantissime fotografie dei deportati, da una parte i maschi e dall'altra le femmine, come se fossero carcerati, è lacerante. Forse peggio del blocco della morte.

la pioggia e il filo spinato

foto degli internati maschi

foto delle internate donne

La differenza tra le varie sale di allestimento della polizia e degli internati è lampante: da una parte brande e letti con coperte, dall'altra sacchi e paglia; i bagni della Gestapo con lavandini e rubinetti, le latrine degli ebrei; gli uffici con mobili di legno pregiati, le celle al buio, sporche e senza nulla; le divise dei poliziotti e quelle degli ebrei, allestite a mo di camminata curva, grazie a pesanti scarpe che logoravano i piedi.

i sacchi usati come dormitori dai primi internati

bagno Gestapo

lavabi Gestapo

una delle camere della Gestapo

dormitori successivi degli internati

Una sala illustra gli ebrei più nobili, il cibo (una zuppa piena di segatura che gonfia lo stomaco così ti passa la fame e se ci trovi mezza patata dentro sei anche fortunato, e 6 fette di salame al giorno, ma solo i primi mesi), le morti clamorose. Vi sono spazi in cui sono contenuti oggetti dei corredi degli Ebrei, che pensavano soltanto di cambiare casa e s'erano portati via tutto quello che avevano.

scacchi fatti a mano dagli internati

Le vetrine con le valigie, una sala enorme, come di scarpe, capelli, cappelli, occhiali, giocattoli dei bambini... tutto ammassato a fare un gran mucchio per i turisti. Ma nella sala dei capelli non fate foto, dite una preghiera.
Alcuni oggetti degli internati: pezzi di scacchi fatti a mano, carte da gioco, attrezzi da cucina taglienti che venivano nascosti, una grande vasca trasparente di tazze, cucchiai, piatti. 

il gas

occhiali

le protesi

le tazze e le scodelle

le valigie

le scarpe dei bambini

giocattoli

scarpe

oggetti da barba

Il blocco della morte è sicuramente una delle visite più toccanti. Messi in fila come tanti burattini in coda alle poste, ci dobbiamo muovere altrimenti perdiamo il giro. La fila indiana cammina lenta ma non si capisce quasi nulla... questa è la cella di Massimiliano Kolbe, che si è sacrificato per un internato. Queste sono le celle d'isolamento, dei buchi neri dove non si vede nulla. Queste sono le prigioni aperte, dei quadrati 50x50 realizzati come caminetti dove stavano ammassati in gruppi di 6, in piedi.

zona impiccagioni

E ancora, gli spazi all'aperto, i luoghi di impiccagione (anche dei soldati), le case della Gestapo, gli spazi giochi per i figli dei poliziotti, il muro della fucilazione. Un lungo corridoio all'aperto, circondato da palazzi con finestre sbarrate da grosse tavole di legno (dove venivano fatti gli esperimenti medici sulla sterilizzazione delle donne e i test sui sulfamidici). Il muro è piccolo, circondato da un candido alone rosso e ricolmo di fiori.

il muro della fucilazione

E ancora, la camera a gas, però la prima creata, quella provvisoria, quella dove morirono appena 2.000 persone, prima di creare forni crematori degni del loro nome. Un piccolo edificio basso che sembra di entrare in piscina, con due grossi buchi quadrati in alto, uno spazio aperto e sulla sinistra due forni crematori piccini con le rotaie per il trasporto. I forni d'elezione però non ci sono più, sono stati fatti saltare in aria prima della fine.

forno crematorio provvisorio


botola dalla quale usciva il gas

il forno

trasporto su rotaie

Molti i blocchi allestiti a classici musei, con pannelli informativi della gente dei Lager, dei vari campi di concentramento non solo polacchi, delle guerre e delle persone di spicco, sopravvissute e non, all'atrocità della cosa.

mosaico nella zona museale

E fuori, i mattoni rossi, i campanelli degli uffici, la pioggerellina che oggi proprio non se ne vuole andare, i sassolini bianchi, il cielo grigio e senza nuvole, il fresco vento polacco frizzantino, l'erba verdissima, il bagno al blocco 18, il filo spinato, le radioline, i cartelli di pericolo e, fuori, come dappertutto, i chioschi di panini, bibite e gelati.

Ma è tempo di andare a Birkenau... eccoci nel piccolo pulmino, tutti italiani, per raggiungere il campo di lavoro, il campo delle baracche, il campo dove arrivava il treno...