La Strada Reale di Varsavia (Krakowskie Przedmiescie) è una delle vie più belle di Varsavia. Camminarci emoziona e non è possibile non guardare tutto ciò che c'è attorno, i palazzi sono magnifici e le chiese da visitare tutte. Alla fine della via, subito dopo il monumento dedicato a Niccolò Copernico, una delle piccole laterali ospita il Museo di Chopin, all'interno del palazzo Gninski Ostrogski, realizzato da Tylman van Gameren. Non desistete nella ricerca, l'edificio si trova alla fine di una lunga stradina, io avevo quasi perso le speranze, anche perché ci si aspetta di vederlo ad altezza "strada", invece è leggermente collocato più in basso e quasi non si vede fino all'ingresso.
L'accesso al museo è un po' complicato. Il biglietto non si fa dentro il palazzo ma in una sala esterna. Le ragazze, tutte giovanissime, erano piuttosto scontrose e parlavano un inglese velocissimo! Difficile capirle, soprattutto perché, essendo questo un museo in parte multimediale, bisognava scegliere l'ingresso tramite budget con un chip, che ti permetteva di usufruire dei servizi computerizzati aggiunti, e quindi le cose da spiegare erano parecchie. Ci ho messo un po' a capire cosa voleva dire la ragazza, che poi ha anche sbuffato spazientita e mi ha passato la collega. Ci è stata data quindi una scheda magnetica da appendere al collo.
Il museo si svolge in tre piani, ed è BELLISSIMO. Lo dico perché amo Chopin ma non solo. E' ben organizzato, ben strutturato e poi il palazzo è una cosa fantastica! All'ingresso verrete accolti da due giovani ragazzi (i guardiani) vestiti in divisa, in fondo ci sono le scale che si aprono a mo di grande sala da ballo, e di sopra le sale. Il museo è tutto una raccolta di oggetti, spartiti, libri editi, frammenti, fotografie, lettere, disegni di Chopin e della sua famiglia, accompagnato da elementi multimediali quali canzoni da ascoltare con le cuffie, filmati vari, giochi di luce. La sala più bella è senz'altro quella del pianoforte a coda, appartenuto al compositore e usato da lui negli ultimi due anni della sua vita. In legno chiaro, non si può toccare ma è senza vetro e si può ammirare molto da vicino. Attorno al pianoforte è stata ricostruita una saletta tipica, a ricordare l'ambiente dell'epoca, con poltrone di velluto attorno. Di fronte un altro pianoforte a muro. Un'altra saletta che mi ha entusiasmata è stata quella subito accanto: una raccolta di diari, fotografie, lettere e disegni delle numerose donne di Chopin. Un uomo affascinante, invitato in tutte le corti, con tantissime amanti segrete e non, anche se due in particolar modo spiccano tra le tante. Lettere romantiche, affettuose, ma anche distaccate, perché Chopin si innamorava di tutte ma mai di nessuna.
Alcuni ambienti avevano cassetti che si illuminavano, cabine di vetro in cui ci si poteva isolare ad ascoltare la musica e fasci di luce dove ad entrare pareva di immergersi nell'atmosfera dei valzer allegri! C'era perfino una salettina dedicata ai bambini più piccoli, con attività di gioco multimediale sempre improntata sulla musica. Il piano interrato presenta un enorme sala con biblioteca, e un altro grande e magnifico pianoforte a coda. Ma l'oggetto che più mi ha colpita è stato un calco della mano: fine, magra, con le dita lunghe e sottili (naturalmente non potevano essere altrimenti, date alcune delle sue complicatissime composizioni!), color oro su sfondo nero, meravigliosa!
Il resto un mix di spartiti più che altro, che si potevano quasi tutti ascoltare, ma anche vecchissime edizioni di composizioni, bozze originali cancellate e poi rifatte, e la camera dedicata agli ultimi giorni di Chopin, con quadri e ritratti dell'artista in punto di morte, capelli, oggetti, e disegni in cui lui è sdraiato a letto, ormai morente, con accanto il suo pianoforte e le dita sopra.