Il museo dei grandi fiumi si presenta innovativo. E' questa la parola giusta! Sì, un museo didattico, creato soprattutto per le scuole ma anche per gli appassionati, che si svolge e ti avvolge, conquistandoti totalmente.
Il museo è facilmente accessibile in quanto nei pressi del centro storico cittadino, in una zona adibita a monastero. C'è un piccolo parcheggio esterno dove potrete tranquillamente lasciare la vostra auto.
Il museo è accessibile anche ai disabili, in quanto oltre alle scale è presente un ascensore capiente, inoltre le sale stesse sono piuttosto ampie e agevoli.
All'entrata ci accoglie un signore veramente simpatico, che si farà trovare a sprazzi durante la nostra visita, entusiasta del suo lavoro e dell'allestimento.
Entriamo all'apertura, siamo soli, noi e il museo: corridoi lunghissimi, ricolmi di strumenti didattici (sì, perchè questo è uno dei musei che hanno aderito alle varie iniziative che già da parecchi anni sono diffuse nel nord Italia, soprattutto nei musei del Trentino Alto Adige, con ricostruzioni, scenografie, musica che rispecchia gli ambienti, e molto altro!).
Entriamo, ci accoglie un uomo primitivo in vesti di pelle, chiamato Il Principe, oddio, non primitivo come il nostro concetto di uomo primitivo delle caverne, ma un primitivo del Polesine! Quindi abitante delle prime palafitte! Già impressiona a guardarlo negli occhi! Non è sotto vetro, lo si può toccare e annusare.
Il museo è articolato in diverse sezioni. Cominciamo con quella primitiva appunto, lasciandoci coinvolgere da canti di uccellini che richiamano all'ambiente dell'epoca, lasciandoci conquistare da piccoli manufatti in pietra e ossa, non solo sotto vetro, ma anche esposti e toccabili!! E poi, camminando su parti di pavimento ricostruite a mo di fondale, dove ci cammini e sembra di stare davvero tra i pesci e i rettili, si aprono delle stanze con le varie ricostruzioni. Ecco la prima, una palafitta! Una vera e propria stanza adibita a casa sull'acqua, dove si può salire, calpestare le tavole di legno, toccare le credenze di legno e le ciotole, guardare un fondale misto argilloso e marino, e vedere un rifacimento degli scavi archeologici con tutte le varie aree di terra scavate e scoperte dagli archeologi stessi. Veramente bellissima! Ci dirigiamo verso un'altra stanza, quella della capanna: un rifacimento a grandezza naturale di una capanna su terra, con dentro due persone, una donna che fila la lana, e una bambina, che macina la farina su una pietra. Anche qui si cammina dentro, si può toccare tutto, ci si può immergere in un'atmosfera veramente indietro nel tempo; oltre ad oggetti, ci sono delle statuine di legno lavorate, perline di pietra, la ricostruzione di un telaio, le assi della capanna sono fissate con pelli e crine di animali, tutto intorno utensili da cucina, da caccia e di vita (non così diversa dalla nostra), guardare, toccare, assaporare, ammirare, ecco le parole d'ordine!
Oltrepassata la capanna si entra nell'età del bronzo, dove c'è già un'altro allestimento: un uomo e un bambino, uno fonde delle pietre e il bambino lo aiuta. Qui sono esposti diverse pietre e gioielli, sia funerari che utensili di vario tipo, come stampi per collane, braccialetti, orecchini e oggetti funerari che dovevano accompagnare il viaggio del defunto nell'aldilà.
Presenti anche due televisori con dei video interessanti.
Uscendo troviamo altre salette allestite, oltre al corridoio principale, queste sono dedicate all'oltretomba e ai ritrovamenti nelle zone del Polesine. Il rito della sepoltura era molto sentito, una sala è stata ricostruita a mo di rito funebre, con un fuoco grande vicino al quale viene adagiato il defunto, con accanto dei fiori: dei crisantemi color violetto.
Il fuoco scoppietta davvero, un video lo rappresenta sulla parete, una giovane donna è in preghiera e i pannelli descrivono l'inumazione, un rito raro ma che viene spiegato dettagliatamente, anche con ricostruzioni di tombe su terra. L'inumazione infatti prevedeva la sepoltura adagiando il morto nella semplice terra. Esso poi ne veniva ricoperto dagli altri abitanti del villaggio. In questa sala sono presenti due rifacimenti di scheletri, un uomo e una donna, vicini, con accanto ai teschi un'urna contenente diversi oggetti. E' davvero straordinario, sembra di avere gli scavi davanti agli occhi!
Le altre età sono quella del ferro e quella romana, in cui vengono mostrati utensili vari, armi, anche navi soprattutto greche, abiti, oggetti di abbellimento e corredo funerario, ma anche specchi, primi articoli della bellezza femminile e maschile, come pinzette per le sopracciglia e lame per la rasatura. Le abitazioni e i modi di vivere qui cambiano totalmente, i rifacimenti sono completamente diversi, ci sono finestre, panche, ambienti separati, statue di feste, racconti di poesia, arte, letteratura, musica, con sottofondo musicale, che fa veramente entrare nell'idea delle cose.
Ancora oggetti, ritrovamenti e tombe, piccolissime, ma ricche di corredi, urne che contenevano ossa, terra, ma non so quante manifatture, oggetti cari al defunto e alla famiglia. Sembrano cose banali, ma ognuno, anche allora, aveva qualche oggetto caro, che fosse una ciotola dove mangiava o beveva, o una collanina, o qualche pietra levigata con cui giocava.
Un'esperienza affascinante, che mi ha colpita. Un museo veramente esaustivo, in cui si può capire la vita degli abitanti di questa zona paludosa d'Italia, i loro usi e costumi, ma anche la crescita, la vita quotidiana, la paura, la morte e la rinascita.
Il museo organizza diversi percorsi guidati per ragazzi e le scuole.
All'esterno è possibile vedere anche una mostra permanente con le sculture di Virgilio Milani, morto a metà del secolo scorso. All'interno del museo non si potevano fare foto e la cosa mi è dispiaciuta moltissimo, perchè davvero a parole è difficile descriverlo.
Consigliato soprattutto se avete dei bambini, impareranno divertendosi moltissimo!!!!