A Fossoli, una piccola frazione di Carpi, in provincia di Modena, si trova un ex campo di concentramento, o almeno, quel che ne è rimasto. Oggi rimane infatti soltanto la parte denominata Campo Nuovo, ma originariamente esisteva anche un Campo Vecchio, che si estendeva molto oltre la ferrovia.
Il Campo di Concentramento di Fossoli nasce nel 1942 come Campo di prigionieri di guerra. E' gestito dall'esercito italiano e ospita militari inglesi, sudafricani e neozelandesi catturati in Africa settentrionale.
Nel 1943 il Campo diventa di raccolta per ebrei ed oppositori politici, che vengono confinati in una zona diversa dai prigionieri precedenti.
Il Campo era leggermente diverso da quelli a cui siamo abituati a pensare. Qui tutto era ben diviso, le zone erano ben delimitate, le persone lavoravano ma non venivano sottomesse, c'era da mangiare ma soprattutto le condizioni igieniche erano buone: c'era acqua corrente e ogni mattina veniva portato pane in abbondanza. La gestione italiana però non riusciva a contenere i prigionieri, così nel 1944 le SS assumono la direzione del Campo Nuovo che diventa così campo di Polizia e di transito.
Molti i civili radunati qui per essere deportati nei lager in Europa, tra cui Primo Levi con le sue due care amiche citate nella biografia Vita di Primo Levi.
Dai dati raccolti si pensa che siano passati oltre 5.000 prigionieri, metà dei quali furono mandati nei campi di sterminio.
Il 2 agosto del 1944 il comando tedesco decide di chiudere il campo e di trasferirlo a Bolzano Gries.
Il campo di Fossoli diventa così di raccolta per oppositori politici, uomini e donne da inviare al lavoro nei territori del terzo Reich e cittadini rastrellati. Dopo i bombardamenti, il campo viene trasferito nel mantovano.
Dopo la guerra il campo di Fossoli rimane soltanto Campo Nuovo. La Questura di Modena ne fa un centro di raccolta di prigionieri, profughi, collaboratori fascisti ed ebrei.
Nel 1947 il sito del campo viene occupato dalla comunità di Nomadelfia. Don Zeno Saltini, portavoce dell'Opera Piccoli Apostoli, ne fa un luogo di ritrovo e vita per bambini abbandonati e orfani di guerra. Vengono così eliminate tutte le barriere di filo spinato, piantati alberi, rifatte le staccionate, costruite delle nuove case a scopo abitativo. Nel 1952 la comunità si trasferisce a Grosseto.
Dal 1954 al 1970 l'area del campo viene usata per assistere le famiglie di profughi italiani della guerra nella ex Jugoslavia.
Nel 1984, dopo anni, lo Stato concede a titolo gratuito l'area dell'ex Campo di Fossoli al Comune di Carpi, che si occupa della sua conservazione e salvaguardia fino ad oggi.
La visita è molto interessante. Non è possibile visitare il campo se non con guida, che dovrete prenotare per telefono o mail. Io mi sono intrufolata in un gruppo scolastico e la mia guida (una giovane ragazza molto preparata e appassionata) era davvero eccezionale.
Il campo oggi è completamente diverso da quello che è stato ieri. La guida ci dice di immaginarlo senza staccionate, senza vegetazione, senza casette restaurate. L'ingresso di casette era delle forze dell'ordine, serviva per le merci, per il cibo. Gli internati erano inizialmente mescolati, uomini, donne e bambini. Solo con l'arrivo dei comandanti tedeschi vennero divisi per sesso e spostati di sede nel campo.
La vita nel campo non era di certo facile ma, come già detto, la presenza dell'acqua potabile era sicuramente un grosso vantaggio. Non si trattava di un campo di sterminio, ma soltanto di prigionia.
Oggi dal vialetto principale si possono scorgere delle baracche abbandonate, si attraversa una stradina di ciottoli e se ne vedono altre. Alcune in buono stato, altre diroccate. Non si può capire fino in fondo se fossero state così davvero oppure siano soltanto i resti delle vecchie "residenze" di Nomadelfia.
L'atmosfera, per chi è stato in un campo di concentramento vero, è molto lontana anche se comunque difficile. Lascia un segno. Se poi si è appassionati ne lascia molti.
Una delle baracche è stata restaurata ed è visitabile. All'interno i mattoni sono originali, ma la baracca è abbastanza grande e non dà l'idea di ampia sofferenza. Si capisce, dalla presenza dei resti dei bagni, che le condizioni igieniche potessero essere leggermente migliori di Auschwitz.
La baracca attualmente ospita delle sezioni con pannelli e modellini che illustrano e spiegano le condizioni della gente, le testimonianze, con un rifacimento in mappa del campo come poteva essere una volta. Oggi è anche luogo di conferenze e incontri a tema, che mirano a sensibilizzare sia i giovani che gli adulti a non dimenticare un passato che non può e non deve essere dimenticato.
Consiglio sicuramente la visita, ma deve esserci la passione, la condivisione, il sentimento, l'immedesimazione (per quanto si può). Solo così potrà essere un'esperienza ricca e di crescita.
Per prenotazioni: 059/688272 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13.
Email: fondazione.fossoli@carpidiem.it
La visita al campo è gratuita. Se volete potrete fare un'offerta libera.
La visita può essere affiancata a quella del Museo Monumento ad Deportato, che si trova all'interno di Palazzo Pio a Carpi. Il Museo è davvero ben fatto, ed è soltanto commemorativo.