sabato 26 settembre 2009

Diga del Vajont

La Diga del Vajont non è un vero e proprio museo, ma poichè si tratta di un luogo della memoria molto significativo, ne inserisco la mia breve visita.




Passando per il piccolo paese di Longarone, troverete le indicazioni per raggiungere i paesini diErto e Casso, poco prima dei quali si trova, sulla destra, la Diga del Vajont.
Da Longarone, passato il ponte che vi conduce verso la provincia di Pordenone, salirete per una montagna attraverso dei tornanti. Poco prima della diga c'è un semaforo che vi terrà fermi 7 minuti. Da qui si snodano infatti le gallerie, la strada si fa stretta e l'atmosfera comincia a diventare un pò, come dire, lugubre. Inoltre l'attesa la si fa in salita, con la montagna sulla sinistra e lo strapiombo sulla destra, non è che sia proprio il massimo.

Una volta scattato il verde passerete attraverso delle gallerie che sembrano più caverne. In effetti sono state ben scavate, nulla è stato toccato dopo la frana del Toc..superate queste..poco dopo, sulla destra, vedrete la diga e la sua desolazione. Tra le gallerie ci sono degli sprazzi di luce, che potrete percorrere, stando attenti alle macchine che passano. Sono delle aperture, delle specie di finestre o di balconi sulla diga.

Subito dopo le prime gallerie sulla destra compare una piccola chiesa con qualche monumento commemorativo, un piccolo parcheggio e una casettina di legno, dove potrete comprare depliant, libricini e il biglietto per effettuare la visita guidata (di 50 minuti) attraversando le zone della frana e tutta la diga. 
Il parcheggio costa 2 euro all'ora, è sempre controllato. Quando sono stata io era una giornata molto piovosa, fredda, e la gente era poca. Se siete temerari e decidete di affrontare la visita guidata, vi consiglio di scegliere un giorno poco soleggiato. L'atmosfera sarà un pò triste, ma almeno non farete code inutili e potrete viverla senza troppa calda e vociare attorno.
La chiesetta è veramente suggestiva. Pare di essere tornati indietro nel tempo. E' affiancata da una cascatella e da alcune lapidi commemorative, dedicate soprattutto ai lavoratori che quel giorno persero la vita. Da lì discende un percorso nell'erba e nelle rocce, per poter vedere la frana da vicino. Effettivamente fa un pò effetto.

La diga è molto meno grande di ciò che mi aspettavo. Nella casetta ci sono delle illustrazioni su come fosse con l'acqua, e il bacino, a vederlo così, non sembra neanche così grande! Il percorso si fa dalla montagna, e poi si ritorna attraversando completamente la diga. La camminata, che non sono riuscita a fare per via delle vertigini, si snoda attraverso le grate. Esatto, a parte a terra..tutto il resto è grata altezza uomo..quindi se come me avete paura dell'altezza, pensateci bene! Certo, l'esperienza dev'essere favolosa. Dalla parte delle gallerie potrete vedere l'altra faccia della diga, sempre alquanto lugubre, triste e desolata. Verso sera inoltre cominciava a venire su la nebbia, dando l'aspetto di una montagna abbandonata a sè stessa.
Effettivamente il posto è tremendo. Molto comunicativo, silenzioso, tristissimo, a tratti malinconico. Si sente e si vive l'atmosfera che ha caratterizzato e che caratterizza tutt'ora gli abitanti di Erto e Casso. Andare alla diga e non attraversarla è un peccato. Sarà una cosa che, prima o poi, cercherò di vincere.
Purtroppo, visto il tempo e la pioggia, non sono riuscita a visitare Erto e Casso, e neanche a passare a trovare Mauro Corona. Ad Erto è presente il Centro Visite, dove potrete trovare molte testimonianze e documenti sulla frana, la sua gente, le sue conseguenze.
Nella stessa Longarone sono presenti una mostra permanente e la chiesa-museo commemorativa. A 5 km da Longarone invece, nella frazione di Fortogna, è presente il Cimitero Monumentale, dove sono sepolte tutte le persone che persero la vita quella notte.